Nero
Io sono Nero. Come il mio fratello gemello Bianco, sono spesso chiamato un “non colore”, perché né io né lui siamo visibili nell’arcobaleno. Bianco prende molto male questa faccenda. Io no!
Dicono che mi mangio tutti i colori, che sono ingordo, che metto paura come il Babau. Che dicano! Hanno ragione; se vogliono spaventarsi davanti a me, li accontento volentieri.
I posti del mondo dove potete trovarmi sono infiniti: la notte sono dappertutto, sì anche se ormai gli uomini non appena io arrivo insieme alla Notte, accendono milioni di luci! Sciocchi! Non fanno che mettere in risalto la mia oscurità. Sono il cielo nero stellato che sta sopra di voi e rivela e nasconde l’universo infinito.Sono l’oscura profondità degli oceani.
Sono il gatto nero che traversa la strada di quel superstizioso stupido vecchio che incrocia le dita, quando mi vede. Sono le piume nere del corvo e del merlo maschio, della rondine che fa primavera. Sono il colore del carbone tirato su a fatica, con lo stridore dei carrelli, dalla miniera, del catrame che si stende sulle strade, dell’ossidiana buttata fuori dalle bocche dei vulcani.
Ma me ne sto anche molto più vicino a voi: mi piace andare ai concerti di musica classica col vestito di musicisti e direttore d’orchestra. Accompagnare signore raffinate in crépe di seta e mitico, sì, perché io sono raffinato, sempre. Sono, in molti Paesi del mondo, il colore del lutto, come il mio gemello Bianco in altri. Tutti e due facciamo bene questo difficile mestiere, forse perché siamo colori che abbracciano, colori dell’aria e del tempo: lui nubi bianchissime sospinte dal vento, io nuvole cupe della tempesta che abbuia.
E se volete proprio sentire uno dei miei profumi e uno dei miei sapori, vi suggerisco di odorare bene e poi di succhiare lentamente un pezzetto di liquirizia. Poi ditemi come mi trovate, e sono certo che nessuno di voi avrà più paura di me!